Codice: 978 – 88 – 98838 – 03 – 5
Autore: Giorgio Micheli
Editore: Talos edizioni
Anno: 2014
Genere: Narrativa Italiana Contemporanea
Prezzo libro: 13.0 €
Prezzo PDF: 0.0 €
Nº pagine: 88
Dimensioni: 13*20 cm
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Il vecchio e Celestine, dei tre romanzi pubblicati dall’autore con la Talos edizioni, è sicuramente il più ambizioso. Giorgio Micheli, negli anni, ha abituato i suoi lettori ad una prosa precisa e gentile, messa al servizio di un pensiero romantico che voleva chiudere i conti con il passato, per vivere, finalmente appieno, un sofferto presente e riuscire, seppur a fatica, a immaginare il futuro. In questo suo ultimo lavoro letterario, invece, è percepibile, fin dalle prime pagine, un realismo maturo, non privo di sfumature poetiche, che delinea in maniera asciutta situazioni e personaggi. La città di Trieste, nelle prime opere presenza costante e impetuosa come il vento che abitualmente la sferza, si ritrae pian piano sullo sfondo, fino a scomparire del tutto, per lasciare la scena ad un luogo innominato, una moderna terra di confine, che potrebbe essere qualsiasi paese in Europa ed oltre. Dopo aborto e invalidità, si parla di immigrazione, di convivenza fra esseri umani diversi tra loro, di tolleranza e amore verso il prossimo: l’essenza dell’umanità. Il destino viene messo all’angolo! All’autore, stavolta, interessa la responsabilità. In questa dolorosa favola urbana, Giorgio Micheli vuole raccontare di come le consapevoli scelte degli uomini concorrano alla costruzione di un orizzonte esistenziale condiviso; della vita, che da una generazione all’altra, perpetua se stessa e muta incessantemente, in un ininterrotto fluire d’esperienze. Giordano, il vecchio, è un alcolista di lunga data, dal burrascoso vissuto familiare e profondamente solo (gli unici a tenergli compagnia sono una gattina di nome Bianchina e lo Sdentato, triste compagno di lavori occasionali e frequenti bevute). Rassegnato, ormai, ad una quotidianità deprimente, consumata all’interno di uno squallido appartamento o buttata giù in fretta in un’anonima osteria, Giordano, in una mattina come un’altra, fa la conoscenza delle sue dirimpettaie: Lucille, una donna africana “dagli occhi scuri come la notte e i denti bianchi come l’avorio” e, soprattutto, sua figlia Celestine. La bambina, con la sua incontenibile curiosità, stravolgerà la vita dell’uomo, che, dal canto suo, avrà il merito di rimettersi in discussione e accettare, con coraggio, di imparare da chi è molto più giovane di lui. L’autore, ci guida, così, nei sentieri di un atipico romanzo di formazione; tra tempo ritrovato e inevitabili sofferenze. Proprio descrivendo un evento luttuoso, Giorgio Micheli, per mezzo di un rivelatore “Ahimè”, ci regala, forse inconsapevolmente, la lezione più importante: obiettivo del romanzo non è la sterile celebrazione di chi lo scrive, bensì, ancor più ambiziosamente, riuscire ad insinuarsi dentro chi legge, aspettare con pazienza che chiuda gli occhi, come facevano, in un’epoca lontana, i genitori con i figli al termine della fiaba, e vegliare, infine, sui suoi sogni. Osvaldo Tartaro